“MAMMA, PAPA’ …….. una cosa solamente vi chiedo …. 24 ORE SENZA MEMORIA E SENZA ASPETTATIVE”
“Il trauma cranico è un evento frequente nella popolazione adulta. In Italia, vengono ricoverati, ogni anno, per trauma cranico circa 300 - 400 persone ogni 100.000 abitanti. Il riconoscimento e la gestione di questo tipo di trauma passa attraverso un attenta anamnesi, l’esame obiettivo neurologico e l’utilizzo della diagnostica per immagini… tutto in un tempo massimo di 24 ore.”
“Joe Hickey è uno spietato e intelligente criminale convinto di avere tra le mani il crimine perfetto: rapire figli di famiglie ricche nel giro di 24 ore, traumatizzando emotivamente a tal punto le vittime da non farsi denunciare alla polizia.”
“Una tecnica derivante dalla psicoterapia breve propone, alla figlia che si sente limitata e imprigionata da metodi educativi troppo ostruzionistici di mamma e papà, per una settimana, mezz’ora al giorno, di dire loro tutte le cose peggiori e fino alla sera successiva i genitori debbono rispettare il silenzio religioso ed evitare di parlare di quel argomento. 24 ore di silenzio per poter trasformare il serbatoio emotivo disfunzionale in una revisione o ricollocazione di ruoli all’interno della famiglia ……. “
“Nell’era dei social network e di internet, trovare l’anima gemella sembra essere semplice e veloce, ma attenzione, perché abbiamo solo 24 ore di tempo per scegliere; basta dire addio alle vecchie agenzie matrimoniali con la nuova app Francese dal nome ONCE, applicazione di dating online”
Le ore che ci vengono concesse parrebbero numerose ma sono limitate nel tempo: a volte il destino o la malattia non ci permettono di averne a disposizione una riserva immensa. Solo in quelle circostanze, capita di dare il giusto peso al tempo che continua a fluire senza mai fermarsi. Il tichettio di un orologio, le feste di compleanno e, non ultimo in ordine di importanza, le fasi evolutive dell’essere umano ci ricordano del suo avanzare.
La famiglia, definita come gruppo di persone formato tradizionalmente da genitori, figli e talvolta altre persone, come qualsiasi essere vivente, percorre di norma un ciclo di vita fatto di nascita, sviluppo, riproduzione, maturità e morte. Per questa ragione, la letteratura propone almeno 5 fasi che la famiglia percorre nella propria evoluzione, scandite da eventi particolari e specifici quali la formazione della coppia, la famiglia con i bambini piccoli, la famiglia con figli adolescenti, la famiglia con giovani adulti o nido vuoto e la famiglia con genitori anziani. Ogni volta che la famiglia accede ad una nuova fase, ha bisogno di ristrutturarsi perché deve affrontare, inevitabilmente, una situazione nuova che mette in crisi le vecchie e consolidate modalità di funzionamento. In questi momenti si possono incontrare delle criticità che richiedono cambiamenti intrapsichici ma anche interpersonali; muta, quindi, il modo di relazionare tra i vari membri e non sempre le persone sono pronte o desiderose di mettere in atto i cambiamenti necessari.
Per alcune famiglie le dinamiche di superamento delle fasi di crisi non seguono un fluire naturale; i compiti di sviluppo che riguardano la rinegoziazione dei ruoli, delle funzioni, delle relazioni può sfociare in un fallimento, in una destrutturazione del sistema.
Può succedere che, nel corso del proprio ciclo di vita, ci si possa imbattere nella separazione o nel divorzio e conseguentemente con la miriade di emozioni inevitabilmente connesse all’evento.
Le aspettative, le attese individuali, familiari e sociali che lo anticipano possono inasprire l’evoluzione e causare gravi conseguenze, soprattutto alla più o meno giovane prole.
Anche la memoria dei tempi passati insieme, delle discussioni familiari, i pregiudizi, i rancori e in ultimo, non per ordine di importanza, la memoria del proprio pattern di attaccamento può condizionare il nostro modo di separarci.
In caso di separazione dovremmo concedersi 24 ore simboliche dove poter sospendere memoria e aspettative: una fase transitoria nella quale il percorso di mediazione familiare, gestito da un professionista neutrale e imparziale, dovrebbe essere considerato un dono arrivato in un momento difficile da accogliere e da trattenere come la più preziosa delle risorse. La famiglia ha perso il proprio equilibrio omeostatico che la teneva insieme; non è difficile pensare che sia necessario crearne uno nuovo, diverso, funzionale al nuovo modello di famiglia che sta nascendo. Pensare alla separazione non come alla fine ma come ad un inizio di vita: non più una coppia intima e affettiva, ma esclusivamente nuovi ruoli sul piano genitoriale. Questo pensiero potrebbe sollecitare gli ex coniugi a mettere da parte i vissuti emozionali, in quel momento inevitabilmente inquinati da memoria e aspettative.
Le emozioni hanno certamente un valore evolutivo, importante e fondamentale. Mi permetto però di discutere la loro adeguatezza nel contesto della separazione, nel quale tali emozioni, quando prendono il sopravvento, portano ad alcuni comportamenti da parte di tutte le parti in gioco che possono essere estremamente controproducenti. E’ facile e comprensibile notare come quando siamo in uno stato psico-fisico-emotivo produttivo, i nostri comportamenti siano diversi, molto più in linea con le nostre intenzioni.
In alcune circostanze, è difficile anche solo riconoscerle; solitamente le persone che ho avuto in consulenza post-separazione portano, in modo altalenante e ciclico, amore, rabbia e tristezza. Tutte e tre fanno parte dell’esperienza di elaborazione del lutto: per poter superare una separazione è importante tenere a mente che, per quanto compromessa sia la relazione dalla quale stiamo per uscire, si sta comunque facendo l’esperienza di una perdita. Siamo in preda a una reazione potente e duratura dovuta alla perdita di qualcosa che amiamo o che abbiamo amato.
L’incapacità nel gestire il lutto del divorzio può trasformare la separazione in un terreno di guerra, in cui i partner sono travolti da potenti emozioni, che le coppie divorziate provano; le parole, le decisioni e le azioni a cui spesso queste emozioni conducono possono essere attribuite alla loro incapacità nel gestire il lutto della perdita.
L’obiettivo di essere genitori presenti e attenti ai bisogni di cura e di protezione ma anche affettivi e ricreativi non dovrebbe mai essere perso di vista, anche se la coppia genitoriale sta attraversando un momento difficile: a tutto c’è rimedio.
Così come all’inizio della vita umana, l’essere nutriti equivale all’essere amati, il bisogno biologico legato all’alimentazione è presente insieme ad un altro bisogno, anche esso fondamentale: quello di essere nutriti d’amore, di essere amati, di essere desiderati, voluti, accettati per quello che si è.
Prendersi 24 ore di tempo, significa concedersi circa 16 sedute da un ora e mezza ciascuna, un intervallo necessario affinché una mediazione familiare possa agevolare la nuova struttura familiare.
(Warren G.Bennis)